Lette(ratura)

"Scrivere è affrontare un volto sconosciuto" (Edmond Jabès)

Informazioni

Cosa dicono

Ruah

Nota di lettura su Rebstein (di Elio Grasso)

Recensione di Ruah su Versante Ripido (di Silvia Calzolari)

Davide Zizza, Ruah, su Poetarum Silva (di Anna Maria Curci)

Piccolo taccuino occasionale

Davide Zizza, Piccolo taccuino occasionale su Poetarum Silva (di Anna Maria Curci)

Nota di lettura su Piccolo taccuino occasionale su Poetarum Silva (di Paola Deplano)

Nota di lettura su Carteggi Letterari (di Felicia Buonomo)

Di versi in versi, su Book Advisor (di Felicia Buonomo)

Il “Piccolo taccuino occasionale” di Davide Zizza, sulla rivista ClanDestino (di Antonietta Gnerre)

Piccolo taccuino occasionale. Storia di un titolo, su Pelagos (di Paola Deplano)

Nota di lettura a “Piccolo taccuino occasionale”, su AlmaPoesia (di Alessandra Corbetta)

Citations

Ruah è una parola ebraica, un termine-chiave dai plurimi significati. Questa parola è presente nello Zohar ed «è difficile da tradurre in maniera univoca: è, approssimativamente, ‘soffio’, ‘vento’, ‘respiro’ e pure ‘spirito’ nell’atto della sua emanazione».

Enrico Testa

Piccolo taccuino occasionale è il titolo della terza raccolta poetica di Davide Zizza, pubblicata dall’Editore Ensemble di Roma. La parola “taccuino”, nel suo significato moderno di bloc notes, è un termine che di per sé parrebbe suggerire un’idea di inferiore, di dimesso.  Se è piccolo, se è occasionale, sembra quasi scusarsi di esistere. […] Chi va oltre un’episodica frequentazione di poesia e dintorni sa che la letteratura che è piena di illustri taccuini, dai Taccuini di D’Annunzio al Taccuino del vecchio di Ungaretti per finire a The Golden Notebook di Doris Lessing – e questo solo per citarne alcuni che sfoggiano il termine già dal titolo. A questi si devono aggiungere i taccuini che non si dichiarano tali ma lo sono a tutti gli effetti, come lo Zibaldone di Leopardi e i Trucioli di Sbarbaro. Cosa sono i trucioli, se non scarti di lavorazione del legno? E, nella prosa poetica che apre il libro di Zizza troviamo questa frase esplicativa dell’opera che seguirà: “Scarti da cui fuggono intermittenze, trofismi con lento assorbimento”. Una poesia, dunque, fatta di pietre scartate che diventano testate d’angolo poetiche.

Paola Deplano

Si riconosce al poeta la capacità di ricorrere al non detto, pur dicendo senza margini di interpretazione. La capacità di evocare atmosfere o regioni interiori che diventano sinonimo di appartenenza collettiva.

C’è nella voce di Zizza un silenzio puntuale e al contempo un urlo tondo, circolare, che riporta a stati emotivi, oggetti e immagini che ricorrono, o che almeno ci porta ad imprimere nei pensieri. Il poeta ci porta lì dove probabilmente vuole posizionarci, ma lasciandoci liberi di vagare «nell’eco silenziosa delle stanze», o in tramonti che diventano forieri di erotismo o nel «fiato acre dell’estate», dove «rifugiarsi nell’ombra del tempo».

Felicia Buonomo

Traduzioni

RiMa, tratta da Piccolo taccuino occasionale, su Centro Cultural Tina Modotti (traduzione di Antonio Nazzaro)

Leggendo Machado, inedito apparso su Centro Cultural Tina Modotti (traduzione di Antonio Nazzaro)